Logo della Fondazione Arena di Verona. Rappresenta un’arena stilizzata, formata da quattro ellissi blu su fondo chiaro. La più grande è all’esterno e la più sottile all’interno. In alto a sinistra, poggiata sull’ellisse più grande, c’è l’ala, ovvero la parte rimanente della cinta esterna, con i suoi quattro archi. Sotto all’arena, la scritta FONDAZIONE ARENA DI VERONA.

Legenda

Questo è il libro di sala accessibile per Nabucco di Giuseppe Verdi. Si compone di 15 pagine, che possono essere sfogliate in avanti e indietro.

È corredato di versione audio per i testi, audio descrizioni per le immagini, video in LIS, lingua dei segni italiana. I testi possono essere ingranditi a piacimento dall’utente e si può selezionare una visualizzazione con maggior contrasto.

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Nabucco

di Giuseppe Verdi

Dramma lirico in quattro parti.

Libretto di
Temistocle Solera

Personaggi

Nabucco, re di Babilonia [baritono] Ismaele, nipote di Sedecia, Re di Gerusalemme [tenore] Zaccaria, Gran Pontefice degli Ebrei [basso] Abigaille, schiava, creduta figlia primogenita di Nabucco [soprano] Fenena, figlia di Nabucco [soprano] Il Gran Sacerdote di Belo [basso] Abdallo, vecchio ufficiale del Re di Babilonia [tenore] Anna, sorella di Zaccaria [soprano]

Soldati babilonesi, Soldati ebrei, Leviti, Magi, Vergini ebree, Donne babilonesi, Grandi del Regno di Babilonia, Popolo

Dietro al palcoscenico sono presenti le gradinate concentriche che compongono la struttura dell’arena. Il centro del palcoscenico è occupato dal tempio di Gerusalemme, una struttura costituita da diciassette enormi blocchi a forma di parallelepipedo rettangolo, in posizione verticale e dalle tonalità aranciate. Al centro della struttura è posizionato un blocco della stessa forma ma in posizione orizzontale, che racchiude la porta di ingresso del tempio, di colore verde scuro. Di fronte alla porta, due grandi statue di color argento che rappresentano due maestosi leoni. Tra le due statue, degli scalini. In piedi sull’ultimo scalino, Nabucco, mentre Fenena è semisdraiata sul primo. A sinistra di una delle due statue, Abigaille, in piedi, mentre Ismaele è alla destra dell’altra statua. Ai lati del tempio, dei grandi teli rettangolari dalle tonalità aranciate sono appesi all’altezza, all’incirca, della decima gradinata, e scendono verso il palcoscenico. Intorno al tempio e ai suoi lati, guerrieri babilonesi, ebrei, leviti e vergini ebree.

Parte I
Nabucco, Fenena, Abigaille e Ismaele di fronte al Tempio di Gerusalemme.

Parte III – Come anche nella parte II, il centro del palcoscenico è occupato dalla reggia di Babilonia, formata da blocchi color grigio-ocra e sormontata da una ziqqurat a pianta circolare che richiama la Torre di Babele del famoso dipinto di Pieter Bruegel. Di fronte sono allineati sei enormi blocchi a forma di parallelepipedo rettangolo, in posizione verticale, dello stesso colore della reggia. Sono posizionati tre verso sinistra e tre verso destra, lasciando così uno spazio al centro, occupato da una scalinata. Sulla scalinata e ai lati del palcoscenico si trovano soldati, donne babilonesi e il popolo. Al centro del palcoscenico, di fronte alla scalinata, Abigaille è seduta su un trono senza schienale di colore oro.

Parte III
Abigaille di fronte alla reggia di Babilonia

Parte IV – Il centro del palcoscenico è ancora occupato dalla reggia di Babilonia. I blocchi che compongono la sua sommità sono ora leggermente distanziati e dall’interno della struttura fuoriesce del denso fumo grigio. Di fronte alla porta di ingresso, Nabucco è in piedi con le braccia allargate, circondato da Zaccaria, Anna, Fenena, il Sacerdote di Belo, magi, ebrei, guardie e il popolo.

Parte IV
Nabucco, Zaccaria e Fenena durante la caduta dell’idolo di Belo.

Nabucco, Fenena, Abigaille, parte I – Nabucco è in piedi al centro del palcoscenico, Fenena semisdraiata ai suoi piedi, Abigalle in piedi, a sinistra. Nabucco indossa una tunica sulle tonalità del celeste, bordeaux e ocra, con ricche decorazioni dorate. Sopra, un mantello delle stesse tonalità, anch’esso riccamente decorato. In testa indossa un copricapo dorato, simile ad un elmo, che gli lascia scoperto il viso, e sulle braccia delle polsiere dorate. Fenena indossa un lungo abito, a maniche lunghe, composto da stoffe di tipologia e colore diversi, sulle tonalità del celeste, grigio e bordeaux. In vita, una cintura composta da medaglioni dorati. Ha i capelli lunghi, castano scuro, e in testa indossa una fascia dorata. Abigaille indossa un lungo abito simile ad una armatura, sulle tonalità dell’oro e del rosso. Sopra, un mantello rosso, con decorazioni dorate, lungo fino ai piedi. In testa indossa un copricapo dorato, simile ad un elmo che le lascia scoperto il viso, e sulle braccia delle polsiere dorate.

Parte I
Nabucco, Fenena e Abigaille

Popolo, parte III – Il popolo occupa tutta la superficie del palcoscenico. Donne e uomini sono per la maggior parte in piedi, altri seduti. Tutti indossano una tunica lunga fino ai piedi, sulle tonalità dell’ocra e del grigio, e hanno il capo coperto da uno scialle dello stesso tessuto e tonalità della tunica.

Parte III
Il Popolo

Note di regia

Nabucco costituisce un complesso percorso di redenzione (personale, spirituale e politica) e per la sua visione unificatrice, propria dei patrioti italiani negli anni in cui Verdi ha composto l’opera, diventa nell’immaginario collettivo il titolo patriottico per eccellenza, con il coro del Va’, pensiero, sull’ali dorate che si eleva ad inno del riscatto nazionale.

L’opera torna sul palcoscenico dell’Arena con la regia di Rinaldo Olivieri nell’allestimento, considerato ormai storico, creato nel 1991 da Gianfranco de Bosio. “Una moderna metafora - spiega de Bosio - del conflitto tra l'idea monoteista, la cultura dell'uno, dell'individuo, dello spirito e quindi del rigore della forma, e la religione idolatrica, la cultura della pluralità degli dèi in cui domina la legge del più forte e quindi l'esplosione delle forme, il culto dell'estetismo”.

Sul palcoscenico, questo concetto prende forma nella contrapposizione del tempio di Gerusalemme e della reggia babilonese, composta da enormi blocchi dalle tonalità aranciate, e sormontata da una ziqqurat a pianta circolare che richiama la Torre di Babele del famoso dipinto di Pieter Bruegel. La Torre, durante l’opera, si innalza sempre più fino all’esplosione finale, “travolta dalla potenza dello spirito”, nelle parole dello stesso Bosio; non per un altro segno divino, ma per la sopraggiunta pace fra i due popoli, babilonese ed ebreo, attorno a una lingua comune: quella della pace e della concordia.

Il contrasto insito nella vicenda dell'opera è ulteriormente sottolineato dal regista Olivieri grazie alla contrapposizione tra la dinamicità del popolo ebraico e la solennità di quello babilonese; culture e religioni diverse che, al culmine dell'incomprensione, sanno tornare all'armonia nella pluralità. Dal punto di vista cromatico, il contrasto si ritrova nei colori dei costumi: quelli della terra (ocra, bianco canapa e marrone) contraddistinguono sobriamente i costumi degli ebrei mentre i babilonesi vengono vestiti di abiti più lunghi e sfarzosi, dai colori accesi e brillanti.

Il Soggetto

PARTE I

Gerusalemme è assediata da Nabucco. Zaccaria incoraggia il popolo ebreo rifugiato nel tempio di Salomone e lo rassicura: la figlia del nemico, Fenena, è stata catturata. Zaccaria la affida a Ismaele, ignorando che i due giovani si amano. Ismaele tenta quindi di liberarla, ma viene bloccato da un gruppo di guerrieri babilonesi travestiti da ebrei e guidati da Abigaille, altra figlia di Nabucco. Anche lei ama Ismaele, ma considera l’amore una merce di scambio. Accusa il giovane di tradimento e gli rinfaccia di avergli offerto il regno di Babilonia in cambio del suo amore. Tuttavia, è disposta a rinunciare alla vendetta se Ismaele lascerà Fenena, ma lui rifiuta. Intanto, altri ebrei si rifugiano nel tempio. Quando Nabucco vi fa irruzione, Zaccaria minaccia di uccidere Fenena, ma Ismaele lo blocca e consegna la giovane al padre. Nabucco dà quindi il via alla distruzione del tempio.

PARTE II

Abigaille trova un documento che le rivela di essere una schiava adottata. Intanto, il Gran Sacerdote di Belo la informa che Fenena, nominata reggente dal padre, sta liberando gli ebrei prigionieri. Le comunica inoltre di aver sparso la voce che Nabucco è morto in battaglia, in modo che il popolo babilonese la acclami regina. Sopraggiunge Zaccaria, prigioniero degli assiri, seguito da un levita con le tavole della Legge: il sacerdote prega. I leviti maledicono Ismaele perché ha tradito ma Anna, sorella di Zaccaria, lo difende: dato che Fenena si è convertita al Dio d’Israele, il giovane ha salvato un’ebrea. Sopraggiunge Abigaille, pretendendo la corona da Fenena e seguita da Nabucco che si frappone fra le due sorellastre, impadronendosi a sua volta della corona. A questo punto, scoppia un fulmine divino: in un attimo, Nabucco si riduce a un vecchio in preda alla follia. Abigaille raccoglie così la corona e si impossessa del trono.

PARTE III

Il Gran Sacerdote spiega alla regina Abigaille che è arrivato il momento di sbarazzarsi di tutti gli ebrei, a partire da Fenena. Arriva Nabucco, in evidente stato confusionale, e Abigaille ne approfitta per fargli firmare la condanna a morte per gli ebrei. In un momento di lucidità, però, il re si ricorda che anche Fenena ha scelto di essere ebrea. Nabucco, riacquistando la memoria, ordina alla donna di prostrarsi davanti a lui perché è figlia di schiavi. È proprio dove Abigaille lo voleva condurre: prende il foglio che attesta la sua origine servile e lo straccia. Fa quindi arrestare Nabucco, che la supplica di risparmiare almeno Fenena. Intanto, sulle sponde dell'Eufrate, gli ebrei incatenati e costretti al lavoro pensano con nostalgia alla patria perduta. Zaccaria ancora una volta consola il suo popolo, lo esorta ad avere fede e profetizza la liberazione: Babilonia cadrà.

PARTE IV

La folla piange Fenena, che viene condotta al patibolo. Nabucco, prigioniero, chiede perdono al Dio degli ebrei e promette di convertirsi. La grazia divina gli ridona la ragione e così ordina ai guerrieri rimasti fedeli di seguirlo per il riscatto dell'Assiria e la salvezza di Fenena. Intanto, negli orti pensili di Babilonia risuona una marcia funebre e giungono gli ebrei condannati a morte. Quando sopraggiunge Nabucco, cade la statua del dio Belo e i prigionieri vengono liberati. Nabucco li prega di erigere a suo nome un nuovo tempio sulle rovine di quello che lui ha distrutto a Gerusalemme. Abigaille, nel vedere crollare il suo piano, si è avvelenata e ora, morente, chiede perdono a Fenena e a Jeovha. A Zaccaria non resta che benedire il re redento dalla nuova fede.

Logo della Fondazione Arena di Verona. Rappresenta un’arena stilizzata, formata da quattro ellissi blu su fondo chiaro. La più grande è all’esterno e la più sottile all’interno. In alto a sinistra, poggiata sull’ellisse più grande, c’è l’ala, ovvero la parte rimanente della cinta esterna, con i suoi quattro archi. Sotto all’arena, la scritta FONDAZIONE ARENA DI VERONA.

Credits

Realizzazione tecnica: Tadao Agency.
Testi delle descrizioni: Elena Di Giovanni, Francesca Raffi.
Video LIS: In collaborazione con Ente Nazionale Sordi, Consiglio Regionale Veneto.
Voci: Alberto Onofrietti (testi); Sonia Barbadoro (descrizioni).

Disclaimer

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